giovedì 7 marzo 2019

COME PORTI I CAPELLI BELLA BIONDA?


Ci sono giornate in cui non c’è niente da fare, si ha voglia di qualcosa, ci si fissa e finché non la si soddisfa la non ci si mette il cuore in pace. 
Tipo quando si vede una Glimps di cui ci si innamora a prima vista e finché non la si ha tra le mani, non si sta tranquilli. 
Oppure quando ti prende una voglia smisurata di Nutella, e ovviamente, in casa non ce n’è. Alzi la mano chi non è uscito apposta per prendere l’ambito barattolo di crema cioccolatosa solo perché ne aveva una voglia matta. Ecco, la nostra storia di oggi racconta proprio di una di quelle voglie, per cui si è disposti a tutto. 
In fondo a chi non è mai venuta voglia di mangiarsi dei Raperonzoli? No, no, non parlo di biondine, ma di una specie di rapa. Come dite, non sapevate che la capellona più famosa della storia prende il nome da una rapa? Allora sarà il caso di cominciare dal principio…

C’erano una volta un uomo e una donna che desideravano da tempo un bambino. Quando finalmente la donna fu in dolce attesa, le presero le classiche voglie di quel periodo e cominciò a stressare il marito: ho voglia di Litchis, e che caspita sono?, vammi a prendere delle fragole, ma è dicembre, ho proprio voglia di sushi, non puoi sei incinta, una bella fetta di salame?, nemmeno, voglio quei raperonzoli che crescono nel giardino della vicina, ma è una maga poi si arrabbia, e ma insomma sono stufa se non mi porti i raperonzoli io non mangio più. Ecco più o meno una cosa del genere. E la donna si impuntò a tal punto che cominciò a dimagrire a vista d’occhio. Preoccupato, il marito cedette e di nascosto rubò dal giardino della maga vicina una manciata di raperonzoli. La moglie se li mangiò tutta soddisfatta, ma manco a dirlo la voglia si triplicò e costrinse il marito a procurargliene degli altri. Quando però l’uomo tornò nel giardino della vicina, venne colto sul fatto dalla maga: a-ah ecco chi ruba i miei raperonzoli! L’uomo si scusò e raccontò delle voglie della moglie: sai è un casino, mia moglie è incinta e ha le voglie, poi si arrabbia e non mangia più, i litchis dove caspita li trovo, i tuoi raperonzoli invece sono qui a portata di mano… 
La maga ascoltò le scuse dell’uomo e acconsentì a fargli prendere tutti i raperonzoli che voleva (che carina), ma a una condizione: una volta nato, il bambino se lo sarebbe preso lei (che carin… ah no). L’uomo non ci pensò su due volte e acconsentì. Ecco, una delle cose che amo di più nelle favole dei Grimm, sono le certezze: se c’è di mezzo un genitore, si può stare sicuri che in un modo o nell'altro riuscirà a disfarsi della propria prole, ah che bellezza.
Quando la moglie mise al mondo una bella bambina, ecco comparire la maga che decretò che la piccola si sarebbe chiamata Raperonzolo e senza aggiungere altro la prese e se la portò via. 
Che poi, io dico, d’accordo che c’è di mezzo la faccenda delle rape rubate, ma se il padre avesse rubato che so dei carciofi, questa povera innocente si sarebbe chiamata Carciofa?? Va bè, evviva la fantasia. Ad ogni modo, da questo punto in poi, mi dispiace disilludervi subito, ma i genitori spariscono nel nulla. Niente, non si pongono il minimo problema e i nostri amici Grimm non se ne curano più. Alla faccia di casa Disney dove invece sti poveri genitori diventano matti per 18 anni a cercare la figliolina rapita e ad accendere lanterne che manco al capodanno cinese.
Ma torniamo a noi. Raperonzolo manco a dirlo divenne una bambina bellissima, ma quando compì 12 anni, la maga decise di punto in bianco di rinchiuderla in una torre. E tanti saluti a Freud, a Jung e agli archetipi, che i Grimm ci sono arrivati prima. La torre era ovviamente altissima e sprovvista di porte, con una piccola finestrella come unico spiraglio sul mondo. Da quest’unica apertura la maga andava e veniva servendosi invece che di una scala, come ogni persona di buon senso, dei capelli di Raperonzolo che nel frattempo, non ci è dato sapere per quale arcano motivo, non essendo mai stati tagliati erano divenuti lunghissimi. Mi spiace deludervi di nuovo, non ci sono capelli magici, solo capelli sali-scendi.
Un bel giorno passò di lì un giovane principe che sentì Raperonzolo cantare. Restando incantato dalla bella voce, cercò di capire come raggiungere la giovane canterina, non riuscendo però a trovare un modo per entrare nella torre. Quand’ecco che vide arrivare la maga e le sentì dire: “oh, Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli che per salir mi servirò di quelli”. Il giorno seguente allora, tornò alla torre e recitò anche lui la tiritera rimata per salire dalla sua bella. Inutile dire la sorpresa di Raperonzolo, quando al posto della vecchia maga si vide comparirle innanzi un giovane principe. Ovviamente i due, che ve lo dico a fare, si innamorarono e presero a frequentarsi assiduamente durante l’assenza della maga, finchè un giorno la nostra bionda (che è bionda lo decidiamo noi, non ce ne vogliano i Grimm), non se ne uscì con una frase poco felice: ditemi signora, com’è che pesate molto di più del mio principe? Ecco, diciamo che Raperonzolo non spiccava proprio per intelligenza. Figuratevi la maga: non solo aveva scoperto che un giovane frequentava la fanciulla che lei si era tanto preoccupata di tenere fuori dalla portata di chicchessia, ma la suddetta giovane le aveva pure detto, nemmeno troppo velatamente, che era grassa. Incavolata nera, non ci pensò due volte e, cito testualmente, “zic, zac” le tagliò i lunghi capelli. 
Dopodichè la prese e la abbandonò in un deserto. Se volete un consiglio spassionato, evitate di dire in un colpo solo a una maga che l’avete fregata e che è pure grassa. Che poi è un casino. Raperonzolo fu costretta a vivere miseramente nel deserto e dopo un certo periodo di tempo, diede alla luce due gemelli (sissignori, i due giovani mica passavano il tempo a chiacchierare e a pettinare bambole, che vi credevate?). Nel frattempo il principe, ignaro di tutto tornò alla torre, la maga gli calò i capelli tagliati e lo fece salire, spiattellandogli in faccia che la sua bella non c’era più, tiè. Per la disperazione il principe allora si gettò dalla torre. No, tranquilli, è un imbecille ma non muore mica, no, rimane solo accecato e comincia ad errare per i boschi cibandosi solo di erbe e radici (rape, ndr). Che come caspita si faccia ad accecarsi buttandosi da una torre poi è ancora da capire, ma tant’è.
Alcuni anni più tardi, il nostro cieco ed errabondo principe capitò nello stesso deserto in cui viveva Raperonzolo (quando si dice ‘na botta di…) e sentendone la voce la riconobbe. I due, increduli e felicissimi, si abbracciarono e due lacrime della nostra ex-capellona bagnarono gli occhi del principe, che per magia tornò a vedere come prima. Fine. Sì, fine. Questo è il massimo del lieto fine che i Grimm ci regalano. A piacimento possiamo immaginarci una simpatica casetta nel deserto dove l’allegra famigliola visse felice e contenta. Oppure per i più fantasiosi, potremmo donare un briciolo di lume ai nostri due giovani e farli tornare a vivere nel regno del principe. Ma conoscendo i Grimm trovo più verosimile la prima.
Morale della favola: se vi dovesse venire una voglia irrefrenabile di rape, ma non ne avete, lasciate perdere e nel dubbio buttatevi su un barattolo di Nutella, che in fondo è sempre la scelta migliore.






4 commenti:

  1. Jennifer.. come le racconti tu le favole.. nessuno al mondo!!! Sei un'esplosione di simpatia e bravura!!!
    Le tue colorazioni mi incantano ogni volta.. e posso solo sperare di riuscire un giorno a colorare bene come te.. nel frattempo.. mi consolo con la Nutella! ^_^

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  2. le tue colorazioni sono pura magia... le descrizioni sono da favola :)

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