Di tutte le fiabe che sono state scritte, e di tutte le Glimps che sono state disegnate, nessuna si adatta meglio a questa stagione estiva de La Sirenetta. Ok, ok, ci sono millemila meravigliose Glimps dedicate all’estate, una più bella dell’altra, ma chi di noi donzelle non ha mai sognato almeno una volta entrando in mare, di essere una magica e sinuosa sirena?
Ah, che meraviglia, sognare della bella Sirenetta che si innamora di un principe, sconfigge la strega del mare e vive per sempre felice e contenta… un po’ banale però, non trovate?
Fortuna che H.C. Andersen la pensasse un po’ diversamente… Se i fratelli Grimm non smettono mai di regalarci tetre e truculente fiabe, Andersen li batte di una spanna nel soffiare sul più bello il lieto fine sotto il naso dei suoi protagonisti. Con un non so che di sadico che regala quel pizzico di colore in più alle sue fiabe. Non ci credete? E allora tuffatevi con me in fondo al mare, oggi vi racconto una fiaba che parla di anime immortali, streghe e lingue mozze.
C’era una volta una bellissima città in fondo al mare, circondata da giardini e piante acquatiche delle più belle, con fiori e ornamenti che bla bla bla… tre pagine di com’è bello stare in fondo al mar a coltivare alghe variopinte. Il dettaglio più interessante che il prolisso Andersen ci fornisce, è che sott’acqua i fiori non profumano. Pensa te. Nella suddetta stratosferica e non profumata città marina, vivevano il re del mare con l’anziana madre (la moglie è defunta in partenza, tanto per cambiare, ndr) e sei bellissime figlie, la più piccola delle quali è la nostra protagonista ed ha una fissa per tutto quello che riguarda il mondo degli uomini (arricciaspiccia compreso). Vi evito tutti i dettagli sulla nobile casata, vi basti sapere che più ostriche hai attaccato alla coda, più sei nobile. Tanto per farvi capire quanto era nobile nonna sirena, aveva appiccicate ben dodici ostriche alle pinne. Alle piccole sirene, nipoti della nobile nonna con i dodici molluschi appiccicati, non era permesso salire in superficie fino al compimento dei quindici anni. Tenete presente che all’inizio della storia tutte le sei sirenette sono piccine, quindi perché si arrivi al giorno in cui la sirena che interessa a noi (che vi ricordo essere la più piccola delle sorelle) compia quindici anni, ci passano altre due pagine. Di cose interessantissime. Che visto che vi voglio bene, vi risparmio. Il giorno fatidico, in cui finalmente la nostra sirenetta compie 15 anni, dopo aver passato anni a sentirsi tritare le pinne dalle sorelle che già potevano sguazzare felici in superficie, sale finalmente a mettere il naso fuori dall’acqua. E da qui, il buon vecchio Disney ce l’ha raccontata bene: lei vede una barca, su una barca vede il principe, si innamora perdutamente del suddetto bel coronato di turno, arriva una tempesta, la nave affonda, il bel principe viene salvato dalla nostra sirenetta che lo riporta a riva. Quello che però zio Walt ha omesso di raccontarci, è che al risveglio il principe non vede la sirenetta, ma un’altra donzella di cui, guarda un po’, si innamora perdutamente. A questo punto la nostra pinnata amica inizia un percorso di Harakiri, che forse solo Candy Candy riuscirebbe a eguagliare. Dopo essere entrata in depressione e aver lasciato appassire tutte le piante del suo giardino acquatico (Andersen dixit), si sfoga con la nonna che però le dice che non ci può fare nulla e le spiega che una sirena è proprio diversa da un essere umano. E i motivi che le riporta non sono mica quisquiglie: un uomo vive tipo 80 anni, una sirena 300 – un uomo ha le gambe, una sirena no (ma dai?) – un uomo ha l’anima immortale e andrà in cielo, una sirena campa tanto ma poi diventa schiuma del mare e buonanotte al paradiso. Però dai, campi 300 anni, chette frega? (nonna dixit). Tra tutte queste nozioni SuperQuark, la nonna le dice anche che l’unico modo per una sirena di avere l’anima immortale è quello di farsi sposare da un uomo, il quale così le cederebbe una parte della propria anima, immortale appunto. Capito che dalla nonna, a parte nozioni teoriche, non avrebbe cavato un’ostrica dal guscio, la nostra protagonista decide di rivolgersi alla famosa strega del mare per trovare una soluzione all’incompatibilità gambe-pinne. E qui casa Disney ha fatto un capolavoro. A parte il fatto che dalle parole di Andersen sembra un bel po’ più secca della formosa Ursula, per il resto è spiccicata. Ok, ok un tantino più acida forse. Ma ai bambini mica puoi far vedere che la strega del mare taglia letteralmente la lingua alla sirenetta, per toglierle la voce in cambio delle gambe, no? O dire che se il principe sposa un’altra, lei il giorno dopo sarà morta stecchita e si trasformerà in schiuma del mare, senza nemmeno, non dico un’anima immortale, ma almeno l’ipotesi vaga di un’aldilà, no? Eh, insomma. Truculenze a parte, la sirenetta stringe il patto con la strega del mare, si fa tranciare la lingua e ottiene le gambe al posto della voce. Con postilla matrimonio-morte-schiuma annessa e connessa. Arrivata a riva, incontra il suo bel principe che la prende in simpatia e se la porta a palazzo. La veste bene, la fa vivere con lui, si affeziona a tal punto che “le diede il permesso di dormire fuori dalla sua stanza su un cuscino di velluto”. Quando si dice un galantuomo. Non solo, si lega a lei a tal punto che si confida, raccontandole di essere innamorato di una ragazza che un giorno l’ha salvato da una tempesta. Peccato le dice, perché se non avesse avuto in testa sta qua, avrebbe volentieri sposato lei. Che dolce. Credo di capire perché Andersen abbia optato per toglierle la voce… E quando il re decide che il principe deve sposarsi una volta per tutte, con una principessa che ha trovato per lui, ovviamente il galantuomo coronato decide di portarsi dietro anche la nostra sventurata e muta protagonista, per condividere con lei questo giorno importante. Un minuto di silenzio. Pensate che non possa andare peggio? Dico, stiamo parlando di Andersen, mica dei Grimm, eh. Non indovinate chi può essere la principessa destinata al principe? Ma è logico,no? La fanciulla di cui era tanto innamorato, ovviamente. Gaudio e giubilo, facciamo salpare la nave nuziale, squillino le trombe e cantino le sirene. Ah, no. Va bè, non può cantare, ma allora vuoi non farle fare da damigella e farle reggere lo strascico della sposa fino all’altare? Dico, non vuoi farla ballare per festeggiare le nozze del principe? Due minuti di silenzio. Finita la festa ormai sta quasi albeggiando, il destino della sirenetta sembra ormai segnato, quand’ecco spuntare dall’acqua il padre tritone e le sorelle sirene tutti allegramente rapati a zero. In cambio dei loro capelli, la strega del mare ha dato loro un coltello con cui la nostra protagonista avrebbe dovuto uccidere il principe prima del sorgere del sole, per ri-trasformasi in sirena e tornare a casa sana e salva. E allora lei si vendica di tutti i torti, del cuscino fuori dalla stanza, dello strascico e di tutto il resto, scanna il principe addormentato e se ne torna a casa felice. Hei, hei heeeeei! Scheeeerzo! Non ci avrete mica creduto no? È come dire che Lady Oscar si sposa con André. Eh, su dai, le basi. Niente, ovviamente la piccola ex-pinnuta non ha il cuore di uccidere l’idiota coronato, aspetta il sorgere del sole e si butta in acqua trasformandosi in schiuma del mare. Tre minuti di silenzio. E una bottiglia di rum. E dulcis in fundo il finale metafisico: non appena trasformata in schiuma, ecco che si sente sollevare in cielo in mezzo a canti meravigliosi. Non capendo cosa le stia succedendo, chiede a-non-si-capisce-chi dove stia andando. Al che delle fantomatiche voci le rispondono dicendo che è stata trasformata in una figlia dell’aria (???), invece che in schiuma del mare. Wow, figo. Cioè, tipo nuvole? Boh, non si capisce. Però le viene spiegato che nemmeno le figlie dell’aria hanno un’anima immortale. Ah. Ma possono conquistarla attraverso i secoli, facendo delle buone azioni. Ah bè, dai. Se poi nel loro vagare trovano dei bimbi sorridenti e bravi, verrà loro abbuonato un anno per la conquista dell’anima immortale. Ottimo. Mentre se ne trovano di capricciosi, verrà aggiunto un anno in più al loro vagare. Eh.Bene. Ma non benissimo.
Ah, che meraviglia, sognare della bella Sirenetta che si innamora di un principe, sconfigge la strega del mare e vive per sempre felice e contenta… un po’ banale però, non trovate?
Fortuna che H.C. Andersen la pensasse un po’ diversamente… Se i fratelli Grimm non smettono mai di regalarci tetre e truculente fiabe, Andersen li batte di una spanna nel soffiare sul più bello il lieto fine sotto il naso dei suoi protagonisti. Con un non so che di sadico che regala quel pizzico di colore in più alle sue fiabe. Non ci credete? E allora tuffatevi con me in fondo al mare, oggi vi racconto una fiaba che parla di anime immortali, streghe e lingue mozze.
C’era una volta una bellissima città in fondo al mare, circondata da giardini e piante acquatiche delle più belle, con fiori e ornamenti che bla bla bla… tre pagine di com’è bello stare in fondo al mar a coltivare alghe variopinte. Il dettaglio più interessante che il prolisso Andersen ci fornisce, è che sott’acqua i fiori non profumano. Pensa te. Nella suddetta stratosferica e non profumata città marina, vivevano il re del mare con l’anziana madre (la moglie è defunta in partenza, tanto per cambiare, ndr) e sei bellissime figlie, la più piccola delle quali è la nostra protagonista ed ha una fissa per tutto quello che riguarda il mondo degli uomini (arricciaspiccia compreso). Vi evito tutti i dettagli sulla nobile casata, vi basti sapere che più ostriche hai attaccato alla coda, più sei nobile. Tanto per farvi capire quanto era nobile nonna sirena, aveva appiccicate ben dodici ostriche alle pinne. Alle piccole sirene, nipoti della nobile nonna con i dodici molluschi appiccicati, non era permesso salire in superficie fino al compimento dei quindici anni. Tenete presente che all’inizio della storia tutte le sei sirenette sono piccine, quindi perché si arrivi al giorno in cui la sirena che interessa a noi (che vi ricordo essere la più piccola delle sorelle) compia quindici anni, ci passano altre due pagine. Di cose interessantissime. Che visto che vi voglio bene, vi risparmio. Il giorno fatidico, in cui finalmente la nostra sirenetta compie 15 anni, dopo aver passato anni a sentirsi tritare le pinne dalle sorelle che già potevano sguazzare felici in superficie, sale finalmente a mettere il naso fuori dall’acqua. E da qui, il buon vecchio Disney ce l’ha raccontata bene: lei vede una barca, su una barca vede il principe, si innamora perdutamente del suddetto bel coronato di turno, arriva una tempesta, la nave affonda, il bel principe viene salvato dalla nostra sirenetta che lo riporta a riva. Quello che però zio Walt ha omesso di raccontarci, è che al risveglio il principe non vede la sirenetta, ma un’altra donzella di cui, guarda un po’, si innamora perdutamente. A questo punto la nostra pinnata amica inizia un percorso di Harakiri, che forse solo Candy Candy riuscirebbe a eguagliare. Dopo essere entrata in depressione e aver lasciato appassire tutte le piante del suo giardino acquatico (Andersen dixit), si sfoga con la nonna che però le dice che non ci può fare nulla e le spiega che una sirena è proprio diversa da un essere umano. E i motivi che le riporta non sono mica quisquiglie: un uomo vive tipo 80 anni, una sirena 300 – un uomo ha le gambe, una sirena no (ma dai?) – un uomo ha l’anima immortale e andrà in cielo, una sirena campa tanto ma poi diventa schiuma del mare e buonanotte al paradiso. Però dai, campi 300 anni, chette frega? (nonna dixit). Tra tutte queste nozioni SuperQuark, la nonna le dice anche che l’unico modo per una sirena di avere l’anima immortale è quello di farsi sposare da un uomo, il quale così le cederebbe una parte della propria anima, immortale appunto. Capito che dalla nonna, a parte nozioni teoriche, non avrebbe cavato un’ostrica dal guscio, la nostra protagonista decide di rivolgersi alla famosa strega del mare per trovare una soluzione all’incompatibilità gambe-pinne. E qui casa Disney ha fatto un capolavoro. A parte il fatto che dalle parole di Andersen sembra un bel po’ più secca della formosa Ursula, per il resto è spiccicata. Ok, ok un tantino più acida forse. Ma ai bambini mica puoi far vedere che la strega del mare taglia letteralmente la lingua alla sirenetta, per toglierle la voce in cambio delle gambe, no? O dire che se il principe sposa un’altra, lei il giorno dopo sarà morta stecchita e si trasformerà in schiuma del mare, senza nemmeno, non dico un’anima immortale, ma almeno l’ipotesi vaga di un’aldilà, no? Eh, insomma. Truculenze a parte, la sirenetta stringe il patto con la strega del mare, si fa tranciare la lingua e ottiene le gambe al posto della voce. Con postilla matrimonio-morte-schiuma annessa e connessa. Arrivata a riva, incontra il suo bel principe che la prende in simpatia e se la porta a palazzo. La veste bene, la fa vivere con lui, si affeziona a tal punto che “le diede il permesso di dormire fuori dalla sua stanza su un cuscino di velluto”. Quando si dice un galantuomo. Non solo, si lega a lei a tal punto che si confida, raccontandole di essere innamorato di una ragazza che un giorno l’ha salvato da una tempesta. Peccato le dice, perché se non avesse avuto in testa sta qua, avrebbe volentieri sposato lei. Che dolce. Credo di capire perché Andersen abbia optato per toglierle la voce… E quando il re decide che il principe deve sposarsi una volta per tutte, con una principessa che ha trovato per lui, ovviamente il galantuomo coronato decide di portarsi dietro anche la nostra sventurata e muta protagonista, per condividere con lei questo giorno importante. Un minuto di silenzio. Pensate che non possa andare peggio? Dico, stiamo parlando di Andersen, mica dei Grimm, eh. Non indovinate chi può essere la principessa destinata al principe? Ma è logico,no? La fanciulla di cui era tanto innamorato, ovviamente. Gaudio e giubilo, facciamo salpare la nave nuziale, squillino le trombe e cantino le sirene. Ah, no. Va bè, non può cantare, ma allora vuoi non farle fare da damigella e farle reggere lo strascico della sposa fino all’altare? Dico, non vuoi farla ballare per festeggiare le nozze del principe? Due minuti di silenzio. Finita la festa ormai sta quasi albeggiando, il destino della sirenetta sembra ormai segnato, quand’ecco spuntare dall’acqua il padre tritone e le sorelle sirene tutti allegramente rapati a zero. In cambio dei loro capelli, la strega del mare ha dato loro un coltello con cui la nostra protagonista avrebbe dovuto uccidere il principe prima del sorgere del sole, per ri-trasformasi in sirena e tornare a casa sana e salva. E allora lei si vendica di tutti i torti, del cuscino fuori dalla stanza, dello strascico e di tutto il resto, scanna il principe addormentato e se ne torna a casa felice. Hei, hei heeeeei! Scheeeerzo! Non ci avrete mica creduto no? È come dire che Lady Oscar si sposa con André. Eh, su dai, le basi. Niente, ovviamente la piccola ex-pinnuta non ha il cuore di uccidere l’idiota coronato, aspetta il sorgere del sole e si butta in acqua trasformandosi in schiuma del mare. Tre minuti di silenzio. E una bottiglia di rum. E dulcis in fundo il finale metafisico: non appena trasformata in schiuma, ecco che si sente sollevare in cielo in mezzo a canti meravigliosi. Non capendo cosa le stia succedendo, chiede a-non-si-capisce-chi dove stia andando. Al che delle fantomatiche voci le rispondono dicendo che è stata trasformata in una figlia dell’aria (???), invece che in schiuma del mare. Wow, figo. Cioè, tipo nuvole? Boh, non si capisce. Però le viene spiegato che nemmeno le figlie dell’aria hanno un’anima immortale. Ah. Ma possono conquistarla attraverso i secoli, facendo delle buone azioni. Ah bè, dai. Se poi nel loro vagare trovano dei bimbi sorridenti e bravi, verrà loro abbuonato un anno per la conquista dell’anima immortale. Ottimo. Mentre se ne trovano di capricciosi, verrà aggiunto un anno in più al loro vagare. Eh.Bene. Ma non benissimo.
Troppo forte😊
RispondiEliminaSono incantata ��
RispondiEliminaNo ma io sono morta...Ma dal ridere����������������������bravissima
RispondiEliminaSei spettacolare.. sia nei tuoi racconti.. che nei tuoi capolavori!!! Grandissima Jennifer!!! Sempre!!!
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