martedì 9 ottobre 2018

SCARPETTE CHE MANDANO FUORI DI ZUCCA



Nel mese delle zucche per eccellenza, non potevo non scegliere di raccontarvi la storia della più famosa shoes addict delle fiabe e per farlo, quale modo migliore se non con una card realizzata con la meravigliosa Glimps Cenerentola, per quest’occasione abbinata alla più simpatica delle zucche?



L’origine della storia di Cenerentola pare perdersi nella notte dei tempi, risalendo addirittura all’antico Egitto o in altre versioni all’antica Cina. 
La tradizione popolare l’ha raccontata a generazioni, fino a Perrault, ai fratelli Grimm e al nostro caro amico Walt Disney che come sempre è riuscito a regalare immortalità e dolcezza alla nostra fiaba.
Tra tutte le versioni che ne esistono, quella sicuramente più in tono con il mese di Halloween, è quella dei fratelli Grimm, che non solo donano il loro caratteristico tocco macabro/sanguinolento a tutta la vicenda, ma decidono di sostituire la figura della fata/madrina/comare/vecchina di turno con un simpatico uccellino coadiuvato da uno stormo di volatili vari ed eventuali.
La scena si apre facendoci capire subito il tono leggero e simpatico che avrà tutta la vicenda: bimba rimane orfana di madre - si ritrova con un trio di megere composto nell’ordine da una perfida matrigna e da due sorellastre simpatiche come la sabbia nel costume d’estate - il padre, che potrebbe essere l’unica figura positiva, ovviamente è sempre in viaggio per lavoro. Un’overture coi fiocchi insomma. Come sappiamo, la piccola viene ridotta dalle donne di casa alla condizione di sguattera e a furia di essere sempre sporca della fuliggine del camino dove era ridotta a dormire, le viene appioppato il nome di Cenerentola. Un giorno il padre, partendo per il lavoro, chiede a tutte le donne di casa cosa avrebbero gradito come dono di ritorno dal suo viaggio: manco a dirlo matrigna e sorellastre chiedono vestiti e gioielli, ma la nostra protagonista no, lei chiede al padre di portarle il primo rametto che avesse urtato il suo cappello nel viaggio di ritorno. 
Ora, io capisco che può non fregarti niente di vestiti e gioielli, ma puoi chiedere mille altre cose, che so, timbri, fustelle, la nuova Planner Glimps… macchè. 
Lei vuole un rametto. 
E il padre, senza porsi troppe domande (e probabilmente convincendosi di avere una figlia un po’ sciroccata per via della troppa cenere sniffata nel camino) le porta il suddetto rametto. 
Una volta avutolo, Cenerentola lo pianta sulla tomba della madre e ci piange sopra talmente tante lacrime che il rametto diventa in men che non si dica un bell’alberello di nocciolo. Alla faccia delle nuove frontiere dell’agricoltura biologica. E su questo alberello, ci va ad abitare un uccellino magico che esaudisce tutti i suoi desideri. Come questo fatto non cambi immediatamente la sorte della povera incenerata donzella, rimane un mistero, ma va bè. Caso vuole che proprio nel periodo dell’arrivo del magico uccellino, il re decida di dare un mega super ballo di tre giorni per trovare una moglie al figlio. Sissignori, tre giorni, mica uno, tre. Matrigna e sorellastre si strappano i capelli dall’agitazione e cominciano a farsi preparare da Cenerentola abiti, gioielli e ammennicoli vari per partecipare alla fiesta del secolo a cui, inutile dirlo, la nostra protagonista non potrà partecipare: prima per via di assurdi compiti assegnatele dal simpatico trio e poi per mancanza di un abito decente. Niente, loro se ne vanno al ballo e lei rimane a piangere sul suo alberello. E finalmente il nostro amico uccellino decide di darsi da fare e capendo che la povera donzella desidera andare alla festa, la ricopre con abito e scarpe d’oro e d’argento e lei tutta contenta se ne va al ballo. No, niente zucche e carrozze, ai Grimm non piacciono gli ortaggi, si va al ballo a piedi. Conosce il principe, ci balla tutta sera e poi sul più bello decide che è ora di andare. Attenzione: non c’è l’ultimatum della mezzanotte, decide lei che se ne vuole andare. Il principe vorrebbe accompagnarla, ma lei scappa. Il perché non è dato di sapere. Idem succede la seconda sera, sul più bello lei scappa e il principe rimane come una pippa. La terza ed ultima sera però durante la sua fuga, Cenerentola perde la famosa scarpetta (fortunatamente per lei in questa versione è in tessuto di fili d’oro e non di cristallo, se no sai il mal di piedi dopo tre sere a ballare con scarpe di vetro), ma non perché le scivoli via. No, il principe, che dopo le prime due sere si è fatto furbo, ha fatto cospargere la scalinata del castello di pece, per farci rimanere appiccicata la sua bella. E invece nada, ci si appiccica solo una scarpetta. Il giorno dopo comincia lo scarpa-tour che tutti conosciamo per ritrovare la bella e misteriosa fuggitiva. Che io dico, ci hai ballato cheek to cheek per tre sere e ti serve una scarpa per riconoscerla? Mah… E qui i Grimm danno il loro meglio: alla prova della scarpetta da parte delle sorellastre, parte la sequenza splatter. La prima per farsela andare bene si taglia via l’alluce e la seconda si trancia il tallone, ovviamente dietro consiglio della premurosa matrigna: Tarantino, scansate proprio. Dopo aver sventato gli inganni delle sorellastre (con l’aiuto di magici pennuti amici del nostro uccellino del nocciolo, perché da solo non ce la fa), il principe riesce finalmente a infilare la scarpetta a Cenerentola e a riconoscerla come la misteriosa fanciulla del ballo. Olè! Manco a dirlo si sposano e le sorellastre si imbucano alle nozze, tanto per partecipare alla fortuna di Cenerentola. Ma qui i Grimm ci danno la massima soddisfazione della vendetta finale, facendole accecare (un occhio per volta, per gustarsi meglio la scena) da due simpatiche colombelle di passaggio.
Ciao ciao anche a Hitchcock e felice Halloween a tutti voi!


 



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