Nel mese delle zucche per eccellenza, non potevo non
scegliere di raccontarvi la storia della più famosa shoes addict delle fiabe e
per farlo, quale modo migliore se non con una card realizzata con la
meravigliosa Glimps Cenerentola, per quest’occasione abbinata alla più
simpatica delle zucche?
L’origine della storia di Cenerentola pare perdersi nella
notte dei tempi, risalendo addirittura all’antico Egitto o in altre versioni
all’antica Cina.
La tradizione popolare l’ha raccontata a generazioni, fino a
Perrault, ai fratelli Grimm e al nostro caro amico Walt Disney che come sempre
è riuscito a regalare immortalità e dolcezza alla nostra fiaba.
Tra tutte le versioni che ne esistono, quella sicuramente
più in tono con il mese di Halloween, è quella dei fratelli Grimm, che non solo
donano il loro caratteristico tocco macabro/sanguinolento a tutta la vicenda,
ma decidono di sostituire la figura della fata/madrina/comare/vecchina di turno
con un simpatico uccellino coadiuvato da uno stormo di volatili vari ed
eventuali.
La scena si apre facendoci capire subito il tono leggero e
simpatico che avrà tutta la vicenda: bimba rimane orfana di madre - si ritrova con
un trio di megere composto nell’ordine da una perfida matrigna e da due
sorellastre simpatiche come la sabbia nel costume d’estate - il padre, che
potrebbe essere l’unica figura positiva, ovviamente è sempre in viaggio per
lavoro. Un’overture coi fiocchi insomma. Come sappiamo, la piccola viene
ridotta dalle donne di casa alla condizione di sguattera e a furia di essere
sempre sporca della fuliggine del camino dove era ridotta a dormire, le viene
appioppato il nome di Cenerentola. Un giorno il padre, partendo per il lavoro,
chiede a tutte le donne di casa cosa avrebbero gradito come dono di ritorno dal
suo viaggio: manco a dirlo matrigna e sorellastre chiedono vestiti e gioielli,
ma la nostra protagonista no, lei chiede al padre di portarle il primo rametto
che avesse urtato il suo cappello nel viaggio di ritorno.
Ora, io capisco che
può non fregarti niente di vestiti e gioielli, ma puoi chiedere mille altre
cose, che so, timbri, fustelle, la nuova Planner Glimps… macchè.
Lei vuole un
rametto.
E il padre, senza porsi troppe domande (e probabilmente convincendosi
di avere una figlia un po’ sciroccata per via della troppa cenere sniffata nel
camino) le porta il suddetto rametto.
Una volta avutolo, Cenerentola lo pianta
sulla tomba della madre e ci piange sopra talmente tante lacrime che il rametto
diventa in men che non si dica un bell’alberello di nocciolo. Alla faccia delle
nuove frontiere dell’agricoltura biologica. E su questo alberello, ci va ad
abitare un uccellino magico che esaudisce tutti i suoi desideri. Come questo
fatto non cambi immediatamente la sorte della povera incenerata donzella,
rimane un mistero, ma va bè. Caso vuole che proprio nel periodo dell’arrivo del
magico uccellino, il re decida di dare un mega super ballo di tre giorni per
trovare una moglie al figlio. Sissignori, tre giorni, mica uno, tre. Matrigna e
sorellastre si strappano i capelli dall’agitazione e cominciano a farsi
preparare da Cenerentola abiti, gioielli e ammennicoli vari per partecipare
alla fiesta del secolo a cui, inutile dirlo, la nostra protagonista non potrà
partecipare: prima per via di assurdi compiti assegnatele dal simpatico trio e
poi per mancanza di un abito decente. Niente, loro se ne vanno al ballo e lei
rimane a piangere sul suo alberello. E finalmente il nostro amico uccellino
decide di darsi da fare e capendo che la povera donzella desidera andare alla
festa, la ricopre con abito e scarpe d’oro e d’argento e lei tutta contenta se
ne va al ballo. No, niente zucche e carrozze, ai Grimm non piacciono gli
ortaggi, si va al ballo a piedi. Conosce il principe, ci balla tutta sera e poi
sul più bello decide che è ora di andare. Attenzione: non c’è l’ultimatum della
mezzanotte, decide lei che se ne vuole andare. Il principe vorrebbe
accompagnarla, ma lei scappa. Il perché non è dato di sapere. Idem succede la
seconda sera, sul più bello lei scappa e il principe rimane come una pippa. La
terza ed ultima sera però durante la sua fuga, Cenerentola perde la famosa
scarpetta (fortunatamente per lei in questa versione è in tessuto di fili d’oro
e non di cristallo, se no sai il mal di piedi dopo tre sere a ballare con
scarpe di vetro), ma non perché le scivoli via. No, il principe, che dopo le
prime due sere si è fatto furbo, ha fatto cospargere la scalinata del castello
di pece, per farci rimanere appiccicata la sua bella. E invece nada, ci si
appiccica solo una scarpetta. Il giorno dopo comincia lo scarpa-tour che tutti
conosciamo per ritrovare la bella e misteriosa fuggitiva. Che io dico, ci hai
ballato cheek to cheek per tre sere e ti serve una scarpa per riconoscerla?
Mah… E qui i Grimm danno il loro meglio: alla prova della scarpetta da parte
delle sorellastre, parte la sequenza splatter. La prima per farsela andare bene
si taglia via l’alluce e la seconda si trancia il tallone, ovviamente dietro
consiglio della premurosa matrigna: Tarantino, scansate proprio. Dopo aver
sventato gli inganni delle sorellastre (con l’aiuto di magici pennuti amici del
nostro uccellino del nocciolo, perché da solo non ce la fa), il principe riesce
finalmente a infilare la scarpetta a Cenerentola e a riconoscerla come la
misteriosa fanciulla del ballo. Olè! Manco a dirlo si sposano e le sorellastre
si imbucano alle nozze, tanto per partecipare alla fortuna di Cenerentola. Ma
qui i Grimm ci danno la massima soddisfazione della vendetta finale, facendole
accecare (un occhio per volta, per gustarsi meglio la scena) da due simpatiche
colombelle di passaggio.
Ciao ciao anche a Hitchcock e felice Halloween a tutti voi!
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