giovedì 7 giugno 2018

"NON IMPORTA SAI, C'AVEVO JUDO"



Una delle cose che ho amato da subito delle bellissime Glimps, è stata la grande varietà e originalità dei soggetti disegnati da Veronica. 
Quando la prima volta che ho lavorato con i suoi digi stamp sono andata a curiosare sul sito Glimps, da appassionata di fiabe quale sono (ma dai, non l’avevate capito?), mi sono fiondata subito nella sezione principesse e qui ho avuto la piacevolissima sorpresa di scoprire che Veronica non solo aveva realizzato le classiche principesse con cui tutte noi siamo cresciute da bambine, ma aveva fatto molto di più. 
Aveva scelto di affiancare alle classiche eroine delle fiabe, anche le loro dirette antagoniste, le grandi cattive. 
Ed è proprio di una di queste cattive di cui oggi voglio parlarvi. E badate bene, non si tratta di una cattiva qualunque. No, noi oggi parliamo della Cattiva con la C maiuscola. Parliamo di quella cattiva che già nel suo nome viene identificata per essere sua maestà della perfidia: Malefica

Io non so voi, ma da bambina io avevo una paura pazzesca di Malefica. Si, per carità, anche gli altri personaggi cattivi facevano brutto, ma Malefica… lei proprio non mi faceva dormire la notte. 
Eppure, se ci prendessimo la briga di fare un passo indietro e cercare nei vecchi libri di fiabe la versione originale di Perrault de La Bella Addormentata nel Bosco, non solo scopriremmo che la storia originale è, ancora una volta, molto molto (molto l’ho già detto?) diversa dalla versione che tutti conosciamo, ma scopriremmo anche che Malefica (che per altro qui non viene nemmeno chiamata per nome, tanto per dirne una) fa giusto, giusto una comparsata per lanciare il famoso maleficio del fuso sulla principessina in fasce, e poi sparisce. 
Niente, nada, non se ne parla più.
In due parole se volessimo riscrivere la storia e avere Malefica come protagonista sarebbe andata più o meno così:
“C’era una volta una fata (attenzione, attenzione: non è una strega, nossignori, è una fata!) che si era rinchiusa nella sua torre e da moltissimi anni non si faceva vedere in giro. Per questo motivo tutti pensavano che la suddetta fata fosse caduta vittima di un incantesimo o peggio, che fosse addirittura morta stecchita (fa niente se nessuno si fosse preso la briga di controllare, ma va bè). In realtà nessuna delle due ipotesi era corretta. 
La fata era semplicemente un tipo solitario, aveva la sua scraproom e ci scrappava dalla mattina alla sera, tanto da non rendersi conto del passare del tempo (e a chi non è successo?). 
Capitò che nel regno nacque una piccola principessina e che il re e la regina diedero per ’occasione un fastoso ricevimento, invitando anche tutte le fate del regno. Ovviamente, per i motivi sopra citati, la nostra solitaria, scrapposa e misantropa fata non venne presa in considerazione nemmeno per sbaglio. Ma tutto questo trambusto del ricevimento arrivò lo stesso alle orecchie della nostra protagonista, che guarda un po’ ci rimase parecchio male, ma male male eh. E così, invece di prenderla con filosofia (‘non importa sai, c’avevo judo…’), fece la pensata del secolo: ‘Ah, sovrani dei miei stivali, voi non mi invitate? E io mi imbuco lo stesso alla festa, tiè’. 
E così il giorno del ricevimento si presentò a palazzo e si piantò bella bella proprio di fronte ai sovrani, i quali ci rimasero con un palmo di naso e cercarono di scusarsi in qualche modo: ‘Ah capperi, ma allora non sei mort… ehm cioè, wow ti trovo in forma! Dai facciamo finta che non sia successo niente, vieni a farti un drink alla salute della picciridda!’. 
La nostra solitaria, misantropa e permalosa fata a questo punto si inacidisce come un limone andato a male e decide di vendicarsi dell’oltraggio subito: ‘Pensavi fossi morta, eh? E nel dubbio non spendi neanche due miseri sesterzi per mandare lo stesso l’invito che non-si-sa-mai-che-mi-fossi-sbagliato? E mi dovrei bere un drink? Ma allora sai che c’è? Ti faccio fuori la figlioletta, tiè! Così la prossima volta voglio proprio vedere se non mi inviti’. Misantropa, solitaria, permalosa, acida e vendicativa… ah, che meraviglia! E detto ciò si avvicinò alla culla e lanciò il maleficio che tutti conosciamo: a sedici anni la principessa si sarebbe punta la mano con il fuso di un arcolaio e sarebbe morta. Soddisfatta del suo operato, si tracannò un drink ‘alla salute della picciridda’ e se ne tornò nella sua torre dove visse a lungo felice e contenta. Fine.”
Come fine? Tutto qui? Il resto della storia procede poi sereno e pacifico senza nominare più nemmeno per sbaglio la nostra fata. Che poi voglio dire, se non era per lei, non c’era proprio la storia… Niente, va bè.
Ma quindi l’accanimento a cercare la principessa sparita per sedici lunghi anni, gli improperi ai suoi scagnozzi, il suo fedele corvo, il bosco di rovi e il terrificante drago che tutti abbiamo in mente? Da dove arrivano? Tutto questo signore e signori, è ancora una volta opera del buon vecchio Walt Disney, proprio lui in carne ed ossa. A lui va riconosciuto il grande merito di aver riscoperto e sicuramente valorizzato una fata inacidita trasformandola nella grande Malefica, con corvo, sfera verdognola e tutti gli annessi e connessi. Walt ci ha regalato la Signora di tutte le cattive e con lei un sacco di notti insonni. Grazie vecchio amico e grazie anche da parte della mia mamma.
Ma il mio speciale grazie di oggi va a Veronica, che con le sue fantastiche Glimps mi ha dato l’opportunità di avere Malefica come protagonista di questo progetto e di esorcizzare attraverso carta e colori la paura tremenda di tutte quelle notti lontane.
E, per dirla proprio con Malefica: “Per la prima volta dopo sedici anni (ok magari qualcuno in più), dormirò bene...”.






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In questo progetto è stato usato:


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