Una delle cose che ho amato da subito delle bellissime
Glimps, è stata la grande varietà e originalità dei soggetti disegnati da
Veronica.
Quando la prima volta che ho lavorato con i suoi digi stamp sono
andata a curiosare sul sito Glimps, da appassionata di fiabe quale sono (ma
dai, non l’avevate capito?), mi sono fiondata subito nella sezione principesse
e qui ho avuto la piacevolissima sorpresa di scoprire che Veronica non solo
aveva realizzato le classiche principesse con cui tutte noi siamo cresciute da
bambine, ma aveva fatto molto di più.
Aveva scelto di affiancare alle classiche
eroine delle fiabe, anche le loro dirette antagoniste, le grandi cattive.
Ed è
proprio di una di queste cattive di cui oggi voglio parlarvi. E badate bene,
non si tratta di una cattiva qualunque. No, noi oggi parliamo della Cattiva con
la C maiuscola. Parliamo di quella cattiva che già nel suo nome viene
identificata per essere sua maestà della perfidia: Malefica.
Io non so voi, ma
da bambina io avevo una paura pazzesca di Malefica. Si, per carità, anche gli
altri personaggi cattivi facevano brutto, ma Malefica… lei proprio non mi
faceva dormire la notte.
Eppure, se ci prendessimo la briga di fare un passo
indietro e cercare nei vecchi libri di fiabe la versione originale di Perrault
de La Bella Addormentata nel Bosco, non solo scopriremmo che la storia
originale è, ancora una volta, molto molto (molto l’ho già detto?) diversa
dalla versione che tutti conosciamo, ma scopriremmo anche che Malefica (che per
altro qui non viene nemmeno chiamata per nome, tanto per dirne una) fa giusto,
giusto una comparsata per lanciare il famoso maleficio del fuso sulla
principessina in fasce, e poi sparisce.
Niente, nada, non se ne parla più.
In due parole se volessimo riscrivere la storia e avere
Malefica come protagonista sarebbe andata più o meno così:
“C’era una volta una fata (attenzione, attenzione: non è una
strega, nossignori, è una fata!) che si era rinchiusa nella sua torre e da
moltissimi anni non si faceva vedere in giro. Per questo motivo tutti pensavano
che la suddetta fata fosse caduta vittima di un incantesimo o peggio, che fosse
addirittura morta stecchita (fa niente se nessuno si fosse preso la briga di
controllare, ma va bè). In realtà nessuna delle due ipotesi era corretta.
La fata
era semplicemente un tipo solitario, aveva la sua scraproom e ci scrappava
dalla mattina alla sera, tanto da non rendersi conto del passare del tempo (e a
chi non è successo?).
Capitò che nel regno nacque una piccola principessina e
che il re e la regina diedero per ’occasione un fastoso ricevimento, invitando
anche tutte le fate del regno. Ovviamente, per i motivi sopra citati, la nostra
solitaria, scrapposa e misantropa fata non venne presa in considerazione
nemmeno per sbaglio. Ma tutto questo trambusto del ricevimento arrivò lo stesso
alle orecchie della nostra protagonista, che guarda un po’ ci rimase parecchio
male, ma male male eh. E così, invece di prenderla con filosofia (‘non importa
sai, c’avevo judo…’), fece la pensata del secolo: ‘Ah, sovrani dei miei
stivali, voi non mi invitate? E io mi imbuco lo stesso alla festa, tiè’.
E così
il giorno del ricevimento si presentò a palazzo e si piantò bella bella proprio
di fronte ai sovrani, i quali ci rimasero con un palmo di naso e cercarono di
scusarsi in qualche modo: ‘Ah capperi, ma allora non sei mort… ehm cioè, wow ti
trovo in forma! Dai facciamo finta che non sia successo niente, vieni a farti
un drink alla salute della picciridda!’.
La nostra solitaria, misantropa e
permalosa fata a questo punto si inacidisce come un limone andato a male e
decide di vendicarsi dell’oltraggio subito: ‘Pensavi fossi morta, eh? E nel
dubbio non spendi neanche due miseri sesterzi per mandare lo stesso l’invito
che non-si-sa-mai-che-mi-fossi-sbagliato? E mi dovrei bere un drink? Ma allora
sai che c’è? Ti faccio fuori la figlioletta, tiè! Così la prossima volta voglio
proprio vedere se non mi inviti’. Misantropa, solitaria, permalosa, acida e
vendicativa… ah, che meraviglia! E detto ciò si avvicinò alla culla e lanciò il
maleficio che tutti conosciamo: a sedici anni la principessa si sarebbe punta
la mano con il fuso di un arcolaio e sarebbe morta. Soddisfatta del suo
operato, si tracannò un drink ‘alla salute della picciridda’ e se ne tornò
nella sua torre dove visse a lungo felice e contenta. Fine.”
Come fine? Tutto qui? Il resto della storia procede poi
sereno e pacifico senza nominare più nemmeno per sbaglio la nostra fata. Che
poi voglio dire, se non era per lei, non c’era proprio la storia… Niente, va
bè.
Ma quindi l’accanimento a cercare la principessa sparita per
sedici lunghi anni, gli improperi ai suoi scagnozzi, il suo fedele corvo, il
bosco di rovi e il terrificante drago che tutti abbiamo in mente? Da dove
arrivano? Tutto questo signore e signori, è ancora una volta opera del buon
vecchio Walt Disney, proprio lui in carne ed ossa. A lui va riconosciuto il
grande merito di aver riscoperto e sicuramente valorizzato una fata inacidita
trasformandola nella grande Malefica, con corvo, sfera verdognola e tutti gli annessi
e connessi. Walt ci ha regalato la Signora di tutte le cattive e con lei un
sacco di notti insonni. Grazie vecchio amico e grazie anche da parte della mia
mamma.
Ma il mio speciale grazie di oggi va a Veronica, che con le
sue fantastiche Glimps mi ha dato l’opportunità di avere Malefica come
protagonista di questo progetto e di esorcizzare attraverso carta e colori la
paura tremenda di tutte quelle notti lontane.
E, per dirla proprio con Malefica: “Per la prima volta dopo
sedici anni (ok magari qualcuno in più), dormirò bene...”.
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In questo progetto è stato usato:
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