giovedì 18 aprile 2019

QUESTIONE DI DIMENSIONI



Quando ho visto per la prima volta i nuovissimi Clear Stamp Glimps sono andata letteralmente in visibilio: ho sempre adorato i timbri digitali creati da Veronica, ma avere la possibilità di avere anche un prodotto fisico in mano è davvero super! 
E la fantasia ha cominciato a volare, perché non c’è niente di meglio di una novità del genere per stimolare l’immaginazione! 
E così, quando ho avuto tra le mani il meraviglioso set Bimbi non ho resistito e ho voluto portare con me questo dolcissimo patatino glimposo nel mondo delle fiabe. E quale fiaba poteva adattarsi meglio se non quella del piccolo Pollicino?
Ora, dovete sapere che della fiaba di Pollicino ne esistono molte versioni, alcune completamente diverse tra di loro. Tutti vi ricorderete di Perrault che ci racconta le avventure del buono e coraggioso Pollicino e dei suoi fratelli, alle prese con sassolini bianchi, orchi e stivali dalle sette leghe. Sicuramente una bella fiaba, con tanto di morale alla fine. Ma i nostri amici Grimm la vedevano un po’ diversamente. Anzi a dirla tutta, loro stessi ne riportano versioni differenti, di cui quella che segue trovo sia la più rappresentativa di un Pollicino leggermente diverso da quello che tutti conosciamo.



C’erano una volta un uomo e una donna che non avevano bambini, ma che ne desideravano tanto uno: ah, se potessi avere un bel bambino, pensava la donna, anche piccolo come un pollice (???), sarei proprio felice. E guarda un po’, la donna cominciò a star male e dopo sette mesi (sì sette, avete letto giusto) diede alla luce un bambino perfettamente formato ma non più grande di un pollice, che si chiamò quindi Pollicino. Niente, nelle fiabe ste cose succedono in modo strano, non c’è niente da fare, ho ancora da vedere qualcuno che venga concepito e nasca in maniera normale.
Il piccolo Pollicino crebbe, non in statura ovviamente se no di che stiamo parlando, e divenne un micro-giovanotto sveglio e intraprendente. Un giorno il padre dovette andare a far legna nel bosco e Pollicino si propose di aiutarlo andandolo a riprendere poi con il carretto. Ovviamente il padre rimase perplesso e cercò di spiegare al micro-figlio che sarebbe stato un po’ difficile che riuscisse a condurre il carro nel bosco, ma Pollicino suggerì che il padre lo mettesse nell’orecchio del cavallo per dargli le indicazioni e guidare il carretto fino al punto giusto. Il padre accettò e lo precedette nel bosco. Tutto andò come previsto e Pollicino fece da navigatore al cavallo fino nel bosco, ma lungo la strada capitò che due forestieri vedessero il carro che procedeva da solo senza un conducente e rimanendo incuriositi, decisero di seguirlo. Immaginatevi la faccia di questi due quando videro saltare giù dall’orecchio del cavallo un ragazzino alto un pollice. Subito pensarono che avrebbero potuto guadagnarci facendo vedere il micro-giovane a pagamento e così proposero al padre di Pollicino di comprare il micro-figlio. 
Che persone squisite. 
Il padre al principio rifiutò (oh, meno male…), ma poi si decise e lo vendette ai due per una moneta d’oro. Ah. Ecco. Ricordate no, che vi avevo detto in altre occasioni che i genitori nelle fiabe dei Grimm sono una certezza?
Pollicino quindi se ne andò con i suoi acquirenti, comodamente sistemato sul cappello di uno di loro, ma alla prima occasione riuscì a convincerli a metterlo a terra per “andare in bagno” (sto parafrasando, ma il succo è questo) e sgattaiolò via nascondendosi nella tana di un sorcio. I due cercarono di recuperarlo, ma ovviamente dovettero arrendersi e andarsene a mani vuote. Poco dopo Pollicino, che nel frattempo era uscito dal suo nascondiglio e si era nascosto nel guscio vuoto di una lumaca, sentì parlare due uomini che passavano di lì e che stavano ragionando su come fare per derubare il ricco parroco del paese. E vuoi non proporti tu, micro-furbacchione, per dare una mano ai due malfattori? E così i due ladri decisero di accettare i servigi di Pollicino, che secondo i piani si sarebbe dovuto intrufolare in casa e passare la refurtiva dalla finestra. Ma una volta arrivati, Pollicino entrò nella casa e cominciò a gridare a gran voce, fino a farsi sentire dalla cuoca del parroco che arrivò di corsa facendo scappare i ladri. Che poi, sei un affarino alto un pollice, secondo me il massimo suono che puoi emettere si avvicina alla potenza vocale di una lumaca, ma vabbè. La donna se ne tornò a dormire e il nostro micro-eroe, non visto, si infilò in mezzo al fieno e si addormentò, pensando di tornare a casa il giorno dopo.
A questo punto i nostri amici Grimm ci tengono a darci un’idea di come gira il mondo e, cito testualmente: “ma lo aspettavano ben altre esperienze! Sì, non mancano tribolazioni e affanni a questo mondo!”. Tradotto: se questo torna a casa adesso che razza di storia è? Facciamogli capitare qualcos’altro e allunghiamo un po’ il brodo.
E così, il giorno dopo, la cuoca scese di primo mattino per dare da mangiare alle bestie, e ovviamente, andò a pescare il fieno con dentro Pollicino, che finì dritto dritto nello stomaco di una mucca. A quel punto capendo quanto gli era capitato, Pollicino iniziò a urlare (niente, doveva avere il vocione, a dispetto delle dimensioni) dallo stomaco dell’animale, facendo spaventare la donna che si convinse che a parlare fosse stata la mucca. Andò subito a chiamare il parroco che, convintosi a sua volta si trattasse di uno spirito maligno, fece uccidere la mucca.
Un minuto di silenzio per la povera mucca.
La povera mucca venne macellata, e il suo stomaco venne buttato nel letamaio. Non ricordo se vi ho mai parlato di Tarantino e della sua passione per i Grimm…
Ma nel mentre che Pollicino cercava di saltare fuori dal suddetto stomaco, arrivò un lupo che se si ingoiò le interiora in un boccone. Al che il nostro micro-eroe, passato da uno stomaco a un altro, provò a tentare il lupo dicendogli che lui sapeva di un posto dove avrebbe potuto trovare cibo a volontà. Il lupo, non ponendosi minimamente problemi sul fatto che sentiva una voce provenirgli dalla pancia, si fece convincere ad andare in una tale casa dove in cantina avrebbe trovato provviste a sazietà. Ovviamente Pollicino condusse il lupo alla casa di suo padre dove, dopo averlo fatto rimpinzare come si deve, cominciò a urlare e strepitare fino a svegliare i genitori. Ora, va bene che hai la voce grossa per essere piccolo, ma sei nello stomaco di una mucca, che sta nella pancia di un lupo, che sta nella cantina di una casa, che al mercato mio padre comprò. Ma cos’hai, gli ultrasuoni??
Niente, i genitori si svegliano, scendono in cantina, capiscono che nella pancia del lupo c’è il figlioletto (che ricordo, avevano volontariamente venduto), accoppano il lupo e tirano fuori Pollicino sano e salvo.
Un minuto di silenzio per il povero lupo.
Tutti allegri mangiarono, brindarono, e, cito testualmente: “gli fecero fare dei vestiti nuovi perché i suoi si erano sciupati durante il viaggio”. Fine.
Ma dai, pensa, gli si erano sciupati i vestiti.
Morale della favola (per mucche e lupi all’ascolto): se incontrate un micro-esserino alto come un pollice e pensate di mangiarvelo, date retta a me, lasciate perdere, scappate a gambe levate e mettete in salvo la pelle. 
Anzi, lo stomaco.








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