Quando ho visto per la prima volta i nuovissimi Clear Stamp
Glimps sono andata letteralmente in visibilio: ho sempre adorato i timbri
digitali creati da Veronica, ma avere la possibilità di avere anche un prodotto
fisico in mano è davvero super!
E la fantasia ha cominciato a volare, perché
non c’è niente di meglio di una novità del genere per stimolare l’immaginazione!
E così, quando ho avuto tra le mani il meraviglioso set Bimbi non ho resistito
e ho voluto portare con me questo dolcissimo patatino glimposo nel mondo delle
fiabe. E quale fiaba poteva adattarsi meglio se non quella del piccolo
Pollicino?
Ora, dovete sapere che della fiaba di Pollicino ne esistono
molte versioni, alcune completamente diverse tra di loro. Tutti vi ricorderete
di Perrault che ci racconta le avventure del buono e coraggioso Pollicino e dei
suoi fratelli, alle prese con sassolini bianchi, orchi e stivali dalle sette
leghe. Sicuramente una bella fiaba, con tanto di morale alla fine. Ma i nostri
amici Grimm la vedevano un po’ diversamente. Anzi a dirla tutta, loro stessi ne
riportano versioni differenti, di cui quella che segue trovo sia la più
rappresentativa di un Pollicino leggermente diverso da quello che tutti
conosciamo.
C’erano una volta un uomo e una donna che non avevano
bambini, ma che ne desideravano tanto uno: ah, se potessi avere un bel bambino,
pensava la donna, anche piccolo come un pollice (???), sarei proprio felice. E
guarda un po’, la donna cominciò a star male e dopo sette mesi (sì sette, avete
letto giusto) diede alla luce un bambino perfettamente formato ma non più
grande di un pollice, che si chiamò quindi Pollicino. Niente, nelle fiabe ste
cose succedono in modo strano, non c’è niente da fare, ho ancora da vedere
qualcuno che venga concepito e nasca in maniera normale.
Il piccolo Pollicino crebbe, non in statura ovviamente se no
di che stiamo parlando, e divenne un micro-giovanotto sveglio e intraprendente.
Un giorno il padre dovette andare a far legna nel bosco e Pollicino si propose
di aiutarlo andandolo a riprendere poi con il carretto. Ovviamente il padre
rimase perplesso e cercò di spiegare al micro-figlio che sarebbe stato un po’
difficile che riuscisse a condurre il carro nel bosco, ma Pollicino suggerì che
il padre lo mettesse nell’orecchio del cavallo per dargli le indicazioni e
guidare il carretto fino al punto giusto. Il padre accettò e lo precedette nel
bosco. Tutto andò come previsto e Pollicino fece da navigatore al cavallo fino nel
bosco, ma lungo la strada capitò che due forestieri vedessero il carro che
procedeva da solo senza un conducente e rimanendo incuriositi, decisero di
seguirlo. Immaginatevi la faccia di questi due quando videro saltare giù
dall’orecchio del cavallo un ragazzino alto un pollice. Subito pensarono che
avrebbero potuto guadagnarci facendo vedere il micro-giovane a pagamento e così
proposero al padre di Pollicino di comprare il micro-figlio.
Che persone
squisite.
Il padre al principio rifiutò (oh, meno male…), ma poi si decise e lo
vendette ai due per una moneta d’oro. Ah. Ecco. Ricordate no, che vi avevo
detto in altre occasioni che i genitori nelle fiabe dei Grimm sono una
certezza?
Pollicino quindi se ne andò con i suoi acquirenti,
comodamente sistemato sul cappello di uno di loro, ma alla prima occasione
riuscì a convincerli a metterlo a terra per “andare in bagno” (sto
parafrasando, ma il succo è questo) e sgattaiolò via nascondendosi nella tana
di un sorcio. I due cercarono di recuperarlo, ma ovviamente dovettero
arrendersi e andarsene a mani vuote. Poco dopo Pollicino, che nel frattempo era
uscito dal suo nascondiglio e si era nascosto nel guscio vuoto di una lumaca,
sentì parlare due uomini che passavano di lì e che stavano ragionando su come
fare per derubare il ricco parroco del paese. E vuoi non proporti tu,
micro-furbacchione, per dare una mano ai due malfattori? E così i due ladri decisero
di accettare i servigi di Pollicino, che secondo i piani si sarebbe dovuto
intrufolare in casa e passare la refurtiva dalla finestra. Ma una volta
arrivati, Pollicino entrò nella casa e cominciò a gridare a gran voce, fino a
farsi sentire dalla cuoca del parroco che arrivò di corsa facendo scappare i
ladri. Che poi, sei un affarino alto un pollice, secondo me il massimo suono
che puoi emettere si avvicina alla potenza vocale di una lumaca, ma vabbè. La
donna se ne tornò a dormire e il nostro micro-eroe, non visto, si infilò in
mezzo al fieno e si addormentò, pensando di tornare a casa il giorno dopo.
A questo punto i nostri amici Grimm ci tengono a darci
un’idea di come gira il mondo e, cito testualmente: “ma lo aspettavano ben
altre esperienze! Sì, non mancano tribolazioni e affanni a questo mondo!”.
Tradotto: se questo torna a casa adesso che razza di storia è? Facciamogli
capitare qualcos’altro e allunghiamo un po’ il brodo.
E così, il giorno dopo, la cuoca scese di primo mattino per
dare da mangiare alle bestie, e ovviamente, andò a pescare il fieno con dentro
Pollicino, che finì dritto dritto nello stomaco di una mucca. A quel punto
capendo quanto gli era capitato, Pollicino iniziò a urlare (niente, doveva
avere il vocione, a dispetto delle dimensioni) dallo stomaco dell’animale,
facendo spaventare la donna che si convinse che a parlare fosse stata la mucca.
Andò subito a chiamare il parroco che, convintosi a sua volta si trattasse di
uno spirito maligno, fece uccidere la mucca.
Un minuto di silenzio per la povera mucca.
La povera mucca venne macellata, e il suo stomaco venne
buttato nel letamaio. Non ricordo se vi ho mai parlato di Tarantino e della sua
passione per i Grimm…
Ma nel mentre che Pollicino cercava di saltare fuori dal
suddetto stomaco, arrivò un lupo che se si ingoiò le interiora in un boccone.
Al che il nostro micro-eroe, passato da uno stomaco a un altro, provò a tentare
il lupo dicendogli che lui sapeva di un posto dove avrebbe potuto trovare cibo
a volontà. Il lupo, non ponendosi minimamente problemi sul fatto che sentiva
una voce provenirgli dalla pancia, si fece convincere ad andare in una tale
casa dove in cantina avrebbe trovato provviste a sazietà. Ovviamente Pollicino
condusse il lupo alla casa di suo padre dove, dopo averlo fatto rimpinzare come
si deve, cominciò a urlare e strepitare fino a svegliare i genitori. Ora, va
bene che hai la voce grossa per essere piccolo, ma sei nello stomaco di una
mucca, che sta nella pancia di un lupo, che sta nella cantina di una casa, che
al mercato mio padre comprò. Ma cos’hai, gli ultrasuoni??
Niente, i genitori si svegliano, scendono in cantina,
capiscono che nella pancia del lupo c’è il figlioletto (che ricordo, avevano
volontariamente venduto), accoppano il lupo e tirano fuori Pollicino sano e
salvo.
Un minuto di silenzio per il povero lupo.
Tutti allegri mangiarono, brindarono, e, cito testualmente:
“gli fecero fare dei vestiti nuovi perché i suoi si erano sciupati durante il
viaggio”. Fine.
Ma dai, pensa, gli si erano sciupati i vestiti.
Morale della favola (per mucche e lupi all’ascolto): se
incontrate un micro-esserino alto come un pollice e pensate di mangiarvelo,
date retta a me, lasciate perdere, scappate a gambe levate e mettete in salvo
la pelle.
Anzi, lo stomaco.
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